L’ARTE DEL TEATRO TRA L’INDIA E LA GRECIA

L’artista filosofo e la visione mistico-estetica nella Grecia Classica e nell’India antica
A cura di Marialuisa Sales

Molti anni or sono intrapresi un lungo percorso nel teatro-danza dell’India, profondamente ispirata dal testo “De saltatione” di Luciano da Samosata e dalla raffinata ed eloquente sintesi dell’arte del Gandhara. E’ rendendo omaggio alla sapiente figura dell’orchestés, il danzatore pantomimo che riunisce in sé l’artista, il matematico, il pedagogo e il filosofo, che lo scritto esplora l’affinità di intenti e metodi tra la sacra arte del teatro-danza indiano e il dramma greco, suggerendo altresì una comparazione tra il concetto di rasa e mousikē. Ben lungi dall’essere una mera occasione di svago, l’esperienza estetica è sempre stata considerata in India pari a quella yogica, ove il “rasa” (l'”assaporamento estetico”) diviene capace, anche solo in via transitoria. di annullare la divisione tra soggetto e oggetto della percezione.

Teatro greco – Teatro romano a cura di Marina Gelmetti

LA POESIA E’ IMITAZIONE (Aristotele, Poetica, 1447 a, paragrafo 15)
L’Epopea e la tragedia ed ancora la commedia e il ditirambo ed anche gran parte dell’auletica e della citaristica, tutte, prese nel loro insieme, si trovano ad essere imitazioni; ma differiscono tra loro  sotto tre aspetti, e cioè per il loro imitare o in materiali diversi o cose diverse e non allo stesso modo.

PUNTO 6, paragrafo 25 •La tragedia è dunque imitazione di un’azione nobile e compiuta, avente grandezza, in un linguaggio adorno in modo specificatamente diverso per ciascuna delle parti, di persone che agiscono e non per mezzo di narrazione, la quale per mezzo della pietà e del terrore finisce con l’effettuare la purificazione di cosiffatte passioni. 

PUNTO 9 paragrafo  5 •Ma, poiché la tragedia è imitazione non soltanto di un’azione compiuta, ma anche di casi terribili e pietosi, questo effetto nasce soprattutto quando i fatti si svolgono gli uni dagli altri contro l’aspettativa…

PUNTO 11  Peripezia, riconoscimento e fatto orrendo •Peripezia è il rivolgimento dei fatti verso il loro contrario. il riconoscimento è il rivolgimento dall’ignoranza alla conoscenza; il fatto orrendo è una azione che reca rovina o dolore.

LE TRE UNITA’ ARISTOTELICHE

UNITA’ DI TEMPO, punto 10. Confronto tra l’epopea e la tragedia
La tragedia cerca il più possibile di stare entro un solo giro del sole, epopea…
UNITA’ D’AZIONE punto 8  paragrafo 30/35.  L’imitazione è una quando è di un unico oggetto… è imitazione di una azione sola e per di più tale da costituire un tutto concluso. 
UNITA’ DI LUOGO , punto 24 paragrafo 25 Il modello dell’epopea… nella tragedia non è possibile imitare più parti di una azione, che accadono simultaneamente, ma soltanto quella parte che si svolge sulla scena e viene recitata dagli attori.

Festa della semina – 14 maggio 2023

Domenica 14 maggio a Cassinetta di Lugagnano si celebra la “Festa della semina”. dalle 9 alle 12 “Seminiamo Arte”

  • mostra fotografica  i paesaggi del distretto “Riso e rane” , fotografie d’autore nel centro polifunzionale di Cassinetta di Lugagnano a cura di Susanna Ceretti e del nuovo gruppo  fotografico di Rosate
  • Mostra e laboratorio di pittura “Arte a quattro zampe” centro polifunzionale  a cura della pittrice anna Maria Giorgi
  • Dalle 14 alle 15:30 Country-Dance. Esibizione a cura del gruppo WKO-ADA, condotta la Lucio Paolo Testi e laboratorio Country.Dance aperto al pubblico.

A contorno ella festa della semina, due percorsi cicloturistici per ammirare i paesaggi agresti e forestali del distretto “Riso e rane”

  • pedalando tra borgo e borgo in bicicletta lungo il Naviglio Grande e il Naviglio di Bereguardo che uniscono due dei borghi più belli d’Italia
  • pedalando in montani bike e Gravel nelle campagne e nei boschi del Parco Lombardo della Valle del Ticino

Data evento 14 Maggio, 2023

Con voce umana – 13 maggio 23

LAURA BOELLA

CON VOCE UMANA. Arte e vita nei corpi di Maria Callas e Ingeborg Bachmann. (Edizioni Ponte alle Grazie, Firenze, aprile 2022.)

Conversazione con l’autrice Laura Boella, arricchita da ascolti musicali e poetici con la partecipazione di Chiara Gelmetti.

«Tra Bachmann e Callas si è insinuato il desiderio di un’altra voce, la voce umana della vita, dell’amore, di un’arte che non mortifichi la bellezza riducendola a intrattenimento, di una libertà che non costringa una donna a mentire. Attraverso il loro incontro anch’io ho sentito risuonare una voce che conoscevo, familiare e insieme sorprendente, che non mi chiedeva di diventare un’altra, ma di riconoscere che si paga un prezzo, quello del distacco e dell’impersonalità, quando la si tiene nell’ombra.» (Laura Boella)

Milano, 1956. La scrittrice austriaca Ingeborg Bachmann assiste al Teatro alla Scala alla prova generale di Traviata con la regia di Luchino Visconti, la direzione di Carlo Maria Giulini e Maria Callas nel ruolo di Violetta. Quell’esperienza la scuote al punto da farle scrivere: «Che cosa sia la grande arte, che cosa sia un’artista l’ho capito il giorno in cui ho ascoltato la cantante Maria Callas». Le parole che, a distanza di anni, la scrittrice dedica a quell’incontro testimoniano qualcosa che va oltre l’ammirazione per una grande interprete; in esse risuona un messaggio che toccala vera natura dell’arte e la sua capacità di avvicinarsi all’assoluto, di incarnare qualsiasi esperienza. Ma cosa era successo quel pomeriggio? E cosa ci racconta, oggi, quell’incontro, di noi? Per comprenderlo, Laura Boella è andata a caccia delle due artiste che, dietro la maschera del mito – due “Divine”, nei rispettivi campi – hanno vissuto, ciascuna a suo modo, “sul filo del rasoio”. Prigioniere del pregiudizio, ostaggi della notorietà, pericolosamente esposte; eppure, e forse proprio per questo, capaci di far risuonare, nella sua irriducibilità, la propria voce: “una voce umana”.

LAURA BOELLA è stata professore ordinario di Filosofia Morale e di Etica dell’ambiente presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano. Ha dedicato numerosi studi e traduzioni al pensiero di György Lukács e di Ernst Bloch, volgendosi successivamente al pensiero femminile del ‘900. Ha inoltre sviluppato il tema delle relazioni intersoggettive, dell’empatia e della simpatia, proponendo un confronto critico tra l’attuale ricerca scientifica e la prospettiva fenomenologica. Tra le sue pubblicazioni, Sentire l’altro. Conoscere e praticare l’empatia (2006), Neuroetica. La morale prima della morale (2008), Il coraggio dell’etica. Per una nuova immaginazione morale (2012), Le imperdonabili. Milena Jesenská, Etty Hillesum, Marina Cvetaeva, Ingeborg Bachmann, Cristina Campo (2013), Empatie. L’esperienza empatica nella società del conflitto (2018), Hannah Arendt. Un difficile umanesimo (2020), Cuori pensanti. Cinque brevi lezioni di filosofia per un tempo difficile (2020).

CHIARA GELMETTI. Vicepresidente Vicario di WunderKammer Orchestra (già fondatrice e presidente di A.D.A. Associazione Danze Antiche), ha affiancato alla formazione scolastica e scientifica, lo studio della musica, del canto e della danza. Si è laureata con il massimo dei voti e lode in Scienze Filosofiche presso l’Università degli Studi di Milano. Ha ideato e condotto performance e seminari di danza storica e sperimentale in Italia e all’estero. Insignita del Premio per la Danza BPW Fidapa-Comune di Milano nel 2012, ha portato la danza storicamente informata fuori dalle sedi consuete: negli Istituti scolastici, negli Ospedali, nelle Case di reclusione e ha collaborato con diversi festival musicali. Ha curato, insieme ad Alessandro Pontremoli, i volumi “Guglielmo Ebreo da Pesaro e la danza del Quattrocento” (ABE, 2015 e 2017) e “Cesare Negri, un maestro di danza e la cultura del suo tempo” (Marsilio, 2020). Ha pubblicato: “Armonia e Unità nella danza italiana dalla seconda metà del XV secolo alla prima metà del XVI” (in “Platone nel pensiero moderno e contemporaneo”, A. Muni Limina Mentis, vol.XIV, 2018,), “Danza e cultura ebraica nel Rinascimento italiano” (Limina Mentis, 2022), e “Dalla donna giardino al Paradiso” (Rivista Aracne, feb. 23). Vincitrice del premio “Donne e Poesia per la cultura di pace” (Fidapa Modoetia, 2018), alcune sue poesie sono state pubblicate nelle raccolte poetiche del Premio Luzi.

Equinozio di Primavera – Venus

Lucrezio, De rerum natura, Inno a Venere, vv. 10-20: 
Nàm simul  àc speciès / patefàctast vèrna dièi / èt reseràta vigèt / genitàbilis àura favòni, àeriaè primùm / volucrès te, dìva, tuùmque / sìgnificànt initùm | percùlsae còrda tuà vi. / Ìnde feraè pecudès / persùltant pàbula laèta / èt rapidòs | tranànt amnìs: | ita càpta lepòre / tè sequitur cupidè | quo quàmque indùcere pèrgis. / Dènique pèr maria àc montìs | fluviòsque rapàcis / fròndiferàsque domòs | aviùm campòsque virèntis /òmnibus ìncutièns / blandùm per pèctora amòrem / èfficis ùt cupidè | generàtim saècla propàgent

Infatti, non appena la bellezza del giorno primaverile [la bellezza primaverile del giorno] si svela, ed il soffio del favonio vivificatore, dischiuso, prende forza, per prima cosa gli uccelli del cielo annunciano te e il tuo arrivo, o dea, colpiti in cuore dalla tua potenza. Quindi le bestie feroci [oppure: le bestie selvatiche (e) gli animali domestici] balzano qua e là per i pascoli rigogliosi ed attraversano i fiumi vorticosi: così (ciascuna bestia), presa dal (tuo) fascino, ti segue desiderosa ovunque tu voglia condurla [dove insisti a condurla]. Infine, per i mari ed i monti ed i fiumi impetuosi e per le frondose dimore degli uccelli ed i campi verdeggianti, ispirando a tutti nel cuore un soave (sentimento d’) amore, fai sì che con desiderio propaghino le loro generazioni stirpe per stirpe.

Venus attribuita a Lorenzo di Piero Cosimo dei Medici. Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Cod. Magliabechiano, XIX, 88, c.26r [righe 1245-70]
ringraziamo Lucio Paolo Testi per la pubblicazione
Vedi: Andrea Francalanci, Le tre grazie della “Primavera” del Botticelli: la danza fra allegoria e realtà storica. , Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, 1992 .

Ecco la lettura di questi bellissimi versi dell’Inno a Venere dal De rerum natura di Lucrezio da parte dei nostri soci filologi e classicisti

Qui sotto altre possibili letture e interpretazioni

Cappella Musicale del Duomo di Milano

Dopo il concerto collegato ai festeggiamenti del Ventennale WKO-ADA del 6 febbraio scorso con Emilio Bezzi (liuto) e Alessandra Salamida (voce recitante) e che ha aperto la stagione musicale 2023 in San Carlo al Lazzaretto, il secondo concerto ha ospitato la prestigiosa Cappella Musicale del Duomo di Milano il 14 marzo

La Cappella Musicale del Duomo di Milano è la più antica istituzione culturale milanese, e tra le più antiche al mondo.

Attiva ininterrottamente dal 1402 ad oggi, è espressione culturale-artistica della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano e custodisce un patrimonio singolare che si identifica nella musica che i suoi Maestri hanno scritto nel corso dei secoli sino ai nostri giorni, conservata nell’Archivio della Veneranda Fabbrica. Fu nel 1402 che i deputati della Veneranda Fabbrica nominarono il primo cantore e maestro di canto della Cappella Musicale, il musichus Matteo da Perugia. Alla fine del suo mandato la Cappella ebbe la sua organizzazione completa: maestro, organista, vicemaestro, cantori adulti e fanciulli.

Lo scorrere dei secoli porta un continuo flusso di maestri d‘eccellenza che contribuiscono all’evoluzione e all’arricchimento del suo patrimonio musicale. Nel XIX si riorganizza la Scuola per l’istruzione dei ragazzi ai quali, secondo l’usanza del tempo, viene affidata la voce acuta (soprani e contralti).

Oggi la Cappella Musicale, composta da adulti e ragazzi, è presente nel Duomo di Milano ogni domenica alla solenne Celebrazione “Capitolare” delle ore 11.00 e nelle principali festività dell’anno.

Si esibisce regolarmente in concerti in Italia e all’estero; ospite in numerosi festival musicali, recentemente ha partecipato a tournée in Germania (2017) e in Giappone (2014 e 2017). L’attuale Direttore è Mons. Massimo Palombella.

La Solmisazione

La solmizzazione è una teoria diffusa dall’11° a tutto il 16° sec. e oltre, nella quale si limitava l’ambito tonale in una serie di 5 toni e di un semitono, detta esacordo. Nel sistema completo si distinguevano 3 tipi (trasportabili) di esacordo: il naturale (che nei nomi odierni coinciderebbe con le note do-re-mi-fa-sol-la), il duro (sol-la-si-do-re-mi) e il molle (fa-sol-la-si bemolle-do-re). L’intervento in una melodia di un altro semitono diverso da mi-fa (es. la-si bemolle) produceva una mutazione dei nomi delle note, dovendo il semitono essere sempre solfeggiato mi-fa.

https://www.youtube.com/shorts/etx-fq3-Ab0

8 settembre – Mariae nascenti

Duomo di Milano, dedicazione a Maria che nasce in ogni istante

Al centro della facciata del duomo di Milano c’è una scritta in cui si ricorda l’intitolazione della cattedrale: “Mariae nascenti”. Cioè qualcosa che sempre accade.

Un tempo Milano aveva una doppia cattedrale, intitolate rispettivamente a santa Maria Maggiore e a santa Tecla: quando nel 1386 la città, per iniziativa dell’arcivescovo Antonio di Saluzzo e del duca Gian Galeazzo Visconti decise di costruirne una nuova al posto di quelle due antiche, si decise per un’intitolazione diversa. Sembra che la decisione sia stata presa poiché Milano era stata colpita dalla peste che aveva falcidiato in particolare i bambini e quindi la dedicazione era un’implorazione a Maria per la salvezza dei più piccoli. In realtà la venerazione per Maria bambina era di antica data in città e aveva il suo fulcro in una chiesa che oggi non c’è più, Santa Maria Fulcorina (sorgeva nei pressi di Piazza Affari). Una venerazione così radicata che ha portato nel dopoguerra a una seconda dedicazione, con la bella chiesa progettata da Vico Magistretti al quartiere QT8. […] Grazie a quel participio presente, “nascenti”, annuncia alla città non qualcosa che è accaduto, ma qualcosa che sta accadendo ora, in ogni istante… (Giuseppe Frangi)

Il percorso mariano che caratterizza silentemente e profondamente la città di Milano, è stato più volte organizzato dalla nostra associazione, prendendo solitamente avvio nel cuore di questa dedizione, nel santuario nascosto di Santa Maria bambina che, nella prima ricoperta cerchia dei Navigli, conserva il simulacro dell’infante sacra.

Alla piccola e potente piccola regina dedichiamo questi ascolti del Salve Regina, la cui melodia monodica a noi tutti nota, è stata ripresa e sviluppata dai grandi musicisti fino ai giorni nostri.

Salve Regina, melodia popolare, Giovanni Vianini
Salve Regina, canto gregoriano, Schola Gregoriana Mediolanensis diretta da Giovanni Vianini

Giovanni Pierluigi da Palestrina (1525-1594), Salve Regina 4vv Studio de musique ancienne de Montréal Christopher Jackson

Alessandro Scarlatti (1660-1725): Salve Regina, Il Seminario Musicale, Controtenore: Gérard Lesne, Soprano: Veronique Gens

Antonio Vivaldi (1678-1741), Salve Regina Sara Mingardo Federico Maria Sardelli Filarmonica Arturo Toscanini
Nicola Porpora (1686, 1768), Salve Regina, Sonia Prina, Accademai bizantina Ottavio Dantone

Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736),Salve Regina pour alto, cordes et continuo JAMES BOWMAN contreténor ENSEMBLE INSTRUMENTAL JEAN-WALTER AUDOLI JEAN-WALTER AUDOLI direction Arion 1987
Il primo brano è Regina Coeli di Giuseppe Sarti (1729-1802), i Cameristi della Scala di Milano e il Coro Ghisleri di Pavia, Duomo di Milano
Vincenzo Bellini (1801-1835), Salve Regina
Giacomo Puccini (1858-1924), Salve Regina, Orchestrierung: Joachim Draheim) Joyce DiDonato (mezzosoprano) Festliches Adventskonzert aus der Dresdner Frauenkirche, Dezember 2013
Francis Poulenc (1899-1963), Salve Regina, finale del Dialogies des Carmelites, 2004 – Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano, Direttore: Riccardo Muti, Maestro del Coro Bruno Casoni
Arvo Pärt (1935 ), Salve Regina, The Estonian Philharmonic Chamber Choir. Conducted by Paul Hillier. Footage from Sátántangó (1994), Béla Tarr.

A conclusione di quest’articolo le immagine di LEI dell’artista Mauro Drudi, di cui sotto potete rilegger la genesi e la nostra piccola collaborazione che il Covid19 ha bloccato, ma che ci auguriamo di riproporre nel prossimo marzo 2023.

Samotracia – L’isola della Dea

WKO-ADA Samotracia 2022 – Le nozze di Cadmo e Armonia (vedi il programma del viaggio-studio tra i seminari 2022 https://www.danzeantiche.org/samotracia-2022-viaggio-studio/ )

Per la prima volta si sentì ferita da un pungolo insistente. Dentro di sé, cominciò a pronunciare parole di congedo. Salutava gli antri dei Cabiri e la voce stridente dei Coribanti, salutava il palazzo dov’era cresciuta e le coste scoscese di Samotracia. E improvvisamente capì il mito, capì che il mito è il precedente di ogni gesto, la fodera invisibile che lo accompagna. Non doveva temere l’incertezza che le si apriva davanti. In qualsiasi direzione si fosse mosso il suo sposo errante, una benda volteggiante del mito avrebbe avvolto la fanciulla Armonia. Per ciascun passo, l’orma era già segnata. E Armonia si sorprese a pronunciarsi a pronunciarsi queste parole: «Seguirò questo ragazzo invocando le nozze delle dee. Se il mio compagno di letto mi con- durrà per mare verso Oriente, celebrerò il desiderio di Eos per Orione, e ricorderò i talami di Cefalo; se viaggerò verso il brumoso Occidente, mio conforto sarà Selene, che patì lo stesso per Endimione sul Latmo ». Quando tornò a mostrarsi nelle sale del palazzo, Armonia aveva uno sguardo febbrile. Palpava gli stipiti delle porte, abbracciava le serve, poi tornò nella sua stanza, e carezzava il letto, le pareti. Raccolse un po’ di terra della sua patria e la portò alle labbra.

da Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso

Dal 2004 la nostra associazione si reca sull’isola di Samotracia, dove organizza i seminari estivi di danza sacra nei quali ultimamente vengono inserite alcune danze rinascimentali italiane, sottolineandone la geometria celeste che le rispecchia e sostiene.

Grati all’amica e socia Paola Lomi che ci aperto le porte dell’isola e che continua con generosità e professionalità ad illustrarcene i percorsi, anno dopo anno abbiamo imparato a conoscere e ad apprezzare quest’isola unica, speciale e ad amarla. Paola ha dedicato due libri a Samotracia e un terzo ad Olimpia, madre di Alessandro Magno e sposa di Filippo il Macedone che sull’isola aveva conosciuto durante il culto misterico celebrato nel Santuario dei Grandi Dei, area archeologica importantissima per lo studio di questo antichissimo culto.

http://www.aracneeditrice.it/aracneweb/index.php/autori.html?auth-id=274864

Schelling è una delle menti più irrequiete e appassionate nel panorama della filosofia classica tedesca, cui si deve un infaticabile e poliedrico interesse per i diversi campi della filosofia. Le divinità di Samotracia (1815) è un testo affascinante, che dietro un apparato di note erudite e di dotti riferimenti alle lingue orientali affaccia un’importante ipotesi teorica: nell’antico culto delle divinità di Samotracia, i Cabiri, sarebbe celata la chiave del sistema archetipico delle credenze umane, antecedente a tutti i documenti scritti, le mitologie e le religioni di cui la storia ha conoscenza. La comprensione di questo culto misterico, i cui segreti erano riservati alla cerchia degli iniziati, dischiude la struttura originaria e fondamentale della coscienza mitologica e religiosa. 


https://www.pulsarfestivalgreece.com/movies2022

Dante Da luce a luce – Meskalila Nunzia Coppola

Ringraziamo di cuore la ricercatrice Meskalila Nunzia Coppola per questo bellissimo intervento che ha tenuto per WKO-ADA durante il seminario Dante 2021 ” E qindi uscimmo a riveder le stelle“, facente parte del ciclo Astri Musica e Danza che si è tenuto a Villa Giulia Pavarotti il 5-6 novembre 2021.

Qui completato, ringraziamo Meskalila per la possibilità di riascoltarlo integralmente. al link sottostante. Buona visione!

https://www.youtube.com/watch?v=7btMMP2lzNU