LA SEÑORA Le intriganti vicende di Doña Gracia Mendes-Nasi 5 marzo 2019

Gradara – Teatro Comunale – 5 marzo 2019 – ore 21,00

Le intriganti vicende di Doña Gracia Mendes-Nasi

una straordinaria presenza rinascimentale nel bacino del Mediterraneo

Suggestioni teatrali e danze antiche a cura delle Associazioni culturali ADA Danze Antiche, Arma Artis e Pesaro Art&Music

da un’idea di Margó Volo

Le movimentate e a volte rocambolesche vicende di Donna Gracia Mendes, la Seňora, figura femminile emblematica del XVI secolo, sono state fonte d’ispirazione per tanti scrittori di romanzi di avventura; la sua vita è sicuramente stata un romanzo ed il suo essere marrana, cioè appartenente a due identità così differenti e differenziate l’ha consegnata alla storia come modello attivo di donna, forse precursore dell’emancipazione femminile e vivace protagonista all’interno della società del suo tempo.

Chi è allora questa donna che ha cercato di cambiare il destino del popolo ebraico nel XVI secolo?

Grazia Ha-Nasì nasce nel 1510 (o forse nel 1511 secondo alcune fonti) in Portogallo, da una famiglia di probabile provenienza spagnola in seguito all’Editto di espulsione del 1492; il percorso di vita del suo gruppo familiare, come di tanti altri, rientrò in quel evento che Cecil Roth definisce il più romanzesco episodio della storia umana: il marranesimo (il fenomeno del cripto giudaismo) che per quanto ancora abbastanza enigmatico, costituisce infatti un capitolo fondamentale e allo stesso tempo tragico, della storia degli ebrei della diaspora in molti paesi dell’Europa occidentale, soprattutto fra XVI e XVII secolo.

Gli esuli ebrei cacciati dalla Spagna nel 1492 si sparsero in ogni angolo del bacino del Mediterraneo, in gran numero si recarono oltremare, soprattutto nei paesi mussulmani, ma anche in alcuni stati italiani, ma la maggior parte varcò il confine e si fermò in Portogallo in cui gli ebrei erano ancora abbastanza tollerati, fino al 1497, quando fu imposto il battesimo forzato; pena pagata per non adempiere a tale ordine era l’espulsione.

Anche alla famiglia di Gracia, gli ha Nasì (i principi), come a tutti gli ebrei rifugiati in Portogallo, toccò la sorte del battesimo forzato imposto il 4 marzo 1497; Gracia nacque quindi col nome cristiano di Beatriz de Luna.

Nel 1528 sposò in Portogallo Franzisco Benveniste Mendes, ricco mercante marrano ma forse anche rabbino, con cerimonia pubblica di rito cattolico, preceduta da quello ebraico celebrato privatamente in tutta segretezza,.Seguì poco dopo la nascita di una figlia, Reyna.

Nel 1536, anno dell’Inquisizione Gracia rimase vedova in giovane età. Il marito, in una dichiarazione testamentaria prima della morte, affidò le sorti della moglie nonché la gestione della metà del proprio patrimonio al fratello Diogo, uomo abile negli affari, con interessi nei Paesi Bassi, che alla morte di Francisco gestì e controllò anche tutte le sue finanze.

A seguito l’istituzione dell’Inquisizione, Gracia lasciò il Portogallo con la figlia Reyna, il nipote Joao Miguez (alias Yosef ha-nasì), la sorella Brianda e qualche altro membro della famiglia, diretta ad Anversa, dove la comunità marrana portoghese trovò in parte rifugio.

Poco dopo il trasferimento dei beni ad Anversa, Gracia affiancò il cognato dimostrando una grande capacità imprenditoriale e stabilendo alleanze con le più facoltose famiglie dei Paesi Bassi. I legami di Grazia con la famiglia del marito divennero sempre più stretti quando nel 1540 Diogo Mendes sposò la sorella Brianda con la quale ebbe una figlia.

Diogo emise un documento in cui Grazia e la figlia erano ugualmente beneficiate dal patrimonio di Francisco. Alla morte di Diogo nel 1542 Gracia divenne amministratrice del patrimonio dei Mendes.

Nel 1546, Grazia lasciò Anversa e passando da Lione approdò a Venezia, crogiuolo di genti e di culture dove l’ondata migratoria sefardita era prevalentemente marrana, nel 1549 raggiunse Ferrara, importante polo di riferimento per tutti gli esuli, chiedendo garanzie per la sua permanenza ai reggenti e dove iniziò il cammino di ritorno all’ebraismo.

A Ferrara la clemenza degli Estensi nei confronti degli ebrei era ormai risaputa; nel breve periodo della sua permanenza, abbandonò l’identità cristiana e tornò all’ebraismo studiando i testi tradizionali sotto la guida del rabbino Soncino; divenne benefattrice della comunità, cooperando per affermare la cultura sefardita, che aveva già grandi esponenti come l’umanista Abraham Farissol e la famiglia Abravanel, Isacco e Yeudà Abravanel, filosofo ed esegeta noto anche come Leone ebreo, giunti a Ferrara dal regno di Napoli dopo il 1542.

Fu proficua la collaborazione che Gracia ebbe col tipografo Avraham Usque a cui offrì la sua disponibilità finanziaria e in particolare una traduzione della Bibbla in lengua espagnola (conosciuta poi come la Bibbia di Ferrara, di cui ne esistono ancora due esemplari dedicati, uno a Gracia e l’altro ad Ercole II).

All’epoca dei dolorosi avvenimenti di Ancona (il primo rogo in quella città dove furono ingiustamente condannati 25 ebrei nel 1556), Gracia e sua figlia, che nel frattempo aveva sposato il cugino Joao Miguez (Yosef ha Nasì) avevano abbandonato Ferrara e si erano già trasferite a Costantinopoli; inserite all’interno sia della corte del Sultano Selim II, che della comunità ebraica si prodigarono a rinnovarla e rinvigorirla con l’istituzione di sinagoghe e accademie di insegnamento e altre attività sociali.

I fatti che seguirono sembrano essere unici nella storia. Grazia Mendes si rese conto che l’unica arma che possedevano gli ebrei per opporsi alle persecuzioni era quella economica; con l’aiuto del sultano organizzò un completo boicottaggio del porto di Ancona, dirottando su Pesaro tutti i traffici mercantili e commerciali con l’Oriente.

Fu proprio in quel periodo florido per il porto e la città di Pesaro che venne costruita la Sinagoga sefardita che ancor oggi possiamo ammirare.

 

Riguardo l’intervento di Gracia su Ancona, Ioshua Soncino, nota autorità rabbinica dell’epoca e suo tutor a Ferrara scrisse:

“La signora incoronata, il glorioso diadema delle genti d’Israele, vita signorile, gloria incoronata, bella ghirlanda, la più saggia delle donne d’Israele, con la sua forza e ricchezza tese una mano ai poveri per salvarli e renderli felici in questo mondo e nel prossimo”.

Riduzione dall’articolo di Ines Miriam Marach: Dona Gracia Mendes, la signora dei marrani