Danza storica per la terza età

Corso di danza storica per la terza età condotto dal M° Lucio Paolo Testi

Perché la danza è un linguaggio senza confini che si può parlare a tutte le età.
In attesa di verifica gestione normative AntiCovid19. INFO | info@danzeantiche.org

Il Centro Socio Ricreativo Acquabella si trova a Milano in via Don Carlo San Martino, n. 10.


CSRC Acquabella , Via Don Carlo S.Martino 10, 20133 Milano
Tel 02.7380735, Fax 02.36561051, email acquabella.2007@gmail.com
Orari di Segreteria: 14,30 – 17,30
Riportiamo qui questo bellissimo articolo tratto dal Sole 24 Ore,
 ricordando la meravigliosa PINA!

Danza/ Quei giovani ultrasessantenni di Pina Bausch

di Giuseppe Distefano

23 GENNAIO 2008
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  Sono trascorsi quasi trent’anni e l’asettico salone da ballo anni Cinquanta, grigio e anonimo, non è cambiato. Ritroviamo le stesse sedie disposte lungo le pareti, le porte, un pianoforte nell’angolo, un cavallo a dondolo da luna park, e lo schermo cinematografico nascosto da una tenda. Anche le canzoncine tedesche anni Trenta, le musiche di Chaplin e di Nino Rota, il valzer triste di Sibelius, compreso uno scatenato boogiewoogie, sono le stesse. Sono cambiati invece quegli interpreti giovani e seducenti, pieni di energia che, all’epoca, animavano “Kontakthof “, il “luogo dei contatti” dove si celebrava la ricerca e l’impossibilità dell’amore. I protagonisti di oggi sono anziani, dai 65 anni in su, non professionisti, col loro bagaglio di vita vissuta, le fatiche fisiche, una senilità tenera e buffa. Pina Bausch, la capostipite del teatrodanza, li ha voluti dilettanti: gente comune che ha risposto numerosa ad un’inserzione della coreografa sui giornali della sua Wüppertal. Dopo il debutto il nuovo “Kontakthof” sottotitolato “mit Damen und Herren ab 65”, concepito come evento unico e dono per la città nel passaggio al nuovo millennio, ha fortunatamente continuato a vivere con brevi tournée (in Italia fu ospite, in esclusiva, del Comunale di Ferrara nel 2003). Ora è ritornato ancora nella sua città di Wüppertal da dove partì in sordina, e ora diventato spettacolo cult.

Nel rimontare la storica coreografia nata nel 1978, la Bausch ha mantenuto la struttura originaria con qualche inevitabile taglio. Smorzando, ovviamente, la danza per adattarla a dei corpi invecchiati, ha mantenuto invece gli stessi ritmi, i passi e le sequenze, con le sue invenzioni tipiche di un modello creativo che ha fatto scuola negli anni. Sono i tic e i vezzi trasformati in danza, le passerelle in diagonale col passo ancheggiante, i girotondi, le discese in platea e gli avanzamenti verso il pubblico: come quando, seduti frontalmente sul proscenio, tutti gli interpreti parlano contemporaneamente raccontandosi a turno al microfono di un intervistatore. Il risultato è, ancora una volta, uno spaccato tragicomico, esilarante e ironico, di esistenze del nostro tempo nel quale specchiarsi al di là dell’età: perché si parla di solitudine e incomunicabilità, di desideri e di paure, di fragilità, e di quell’inestinguibile bisogno di amare ed essere riamati espresso in quel ballo rituale attraverso mille gesti seduttivi. Pur nella lentezza e ripetitività di alcuni momenti irrompono vampate di genialità creativa. Gag divertenti si alternano ad altre di malinconia e di piccoli drammi. A cominciare dalla presentazione in cui i protagonisti si mostrano come se dovessero fare una schedatura dei loro requisiti fisiognomici. In questa sala delle cerimonie c’è l’isteria subito ricomposta nel gruppo; chi grida sul bordo di una sedia per attirare l’attenzione; chi fa le boccacce, chi si pizzica come ragazzini, chi cavalca il cavallo a dondolo dopo aver chiesto le monete al pubblico. Ci sono i pettegolezzi delle comari, il signore che lancia un topo morto creando il panico (perché c’è sempre nelle feste chi vuole essere originale), e quel buffo gesto quotidiano di aggiustarsi la biancheria intima sotto il vestito aderente che si trasforma in un’irresistibile danza corale. E poi tra le coppie una gara di dispetti fra gli applausi di tutti; le sopraffazioni, le tenerezze, le piccole cattiverie reciproche, le attrazioni e i respingimenti. Con tutto il peso dell’esperienza della vita.

In questa ventata di ritrovata giovinezza, sono semplicemente straordinari i ventisei seniores nell’impegno profuso, nella professionalità e nella capacità espressiva: fatta di commistione intima, partecipe, tra movimenti e testi. Ma soprattutto nell’aver assimilato lo stile della Bausch, quella gestualità distillatrice di esperienze quotidiane dal palpito universale.

“Kontakthof – mit Damen und Herren ab ’65′”, regia e coreografia di Pina Bausch, aiuto regia: Rolf Borzik, Marion Cito, Hans Pop; scene: Rolf Borzik; costumi: Rolf Borzik, Marion Cito; Probenleitung und Einstudierung: Josephine Ann Endicott e Beatrice Libonati. Alla Schauspielhaus di Wuppertal, quindi alla Comédie de Valence, Valencia (Spagna), il 3, 5, 6 marzo.